Mondadori 2010
La figura di Mario Pannunzio, forse il
maggiore intellettuale liberaldemocratico italiano del
dopoguerra, suscita ancora, mentre si celebra il centenario
della nascita, numerosi interrogativi: era un letterato o un
politico, un fascista o un antifascista, un anticomunista
viscerale o un filocomunista mascherato, un anticlericale
mangiapreti o un cristiano, laico e tollerante?
Oggi, per la prima volta, è possibile
rispondere a queste domande grazie a documenti sinora
inediti conservati presso l’Archivio della Camera dei
deputati e, soprattutto, all’imponente carteggio (circa
ventimila lettere scritte in poco più di trent’anni), una
fonte indispensabile per saggiarne la dimensione pubblica e
quella più intima e privata.
È il compito che lo storico e saggista Massimo Teodori
affronta conducendo un’accurata interpretazione delle due
fasi della vita di Pannunzio: quella dell’umanista a tutto
tondo, che si cimenta nella pittura, nella critica
letteraria, nella cinematografia e nel giornalismo
culturale, e quella - a cui deve la sua fama -
di maître à penser classico e innovatore, dapprima
come fondatore del più bel quotidiano dell’Italia
repubblicana («Risorgimento liberale») e poi come direttore
del «Mondo», unanimemente ritenuto il miglior settimanale di
politica, economia e cultura pubblicato nel nostro paese nel
secolo scorso. Fu proprio attorno a questa irripetibile
esperienza politico-giornalistica che si aggregarono le
menti più vivaci e indipendenti dell’epoca, accomunate dalla
medesima passione civile e dallo stesso intento di colmare
il vuoto di democrazia creatosi in una nazione assediata
dalle derive violente dell’antifascismo, dell’anticomunismo
e dalla miopia del conservatorismo reazionario.
Al progetto di una Terza forza -
laica, liberale, democratica e riformatrice - di
respiro europeista e allineata all’Occidente senza velleità
nazionalistiche e neutralistiche, Pannunzio dedicò tutta la
vita, dapprima collaborando alla ricostituzione, nel 1944,
del Partito liberale, e poi, nel 1955, partecipando alla
fondazione del Partito radicale al fianco di politici della
statura di Nicolò Carandini, Ernesto Rossi e Leo Valiani.
Se pure la sua idea non si concretò mai del tutto, va
indubbiamente riconosciuto al direttore del «Mondo» il
merito di averla perseguita con rigore e intelligenza, alla
luce di una tensione culturale e di un’intransigenza morale
talmente inusitate che, se da un lato lo resero bersaglio di
critiche sia da destra che da sinistra, dall’altro ne fanno
un unicum nel panorama culturale, politico e
sociale dell’Italia del Novecento
INDICE
Prologo : Pannunzio sconosciuto
Parte prima
IL LETTERATO UMANISTA
9 I U n’inquieta adolescenza
Un carattere forte e singolare, 9 - Alla ricerca di se
stesso, 10 - Le
odiate vacanze, 12 - Dall’iscrizione al pnf
all’a-fascismo, 14
- L’inutile giurisprudenza , 16
18 II U n padre comunista e autoritario
Moralità, libertà, identità, 18 - Architettura: che
passione!, 20 -
«Se non cambi, mi butto sotto il tram» , 23
25 III Passeggiate romane
Roma: primo amore, 25 - Il quartiere Prati, 27 -
L’incontro
con Moravia, 29
31 I V Pittore? Letterato? Critico?
Una vocazione precoce, 31 - La Prima Quadriennale
d’Arte,
32 - Discorso sulla pittura, 35 - L’unità della
cultura , 36
39 V L ’intellettuale deve essere morale
Che fare da grande?, 39 - «Oggi»: la battaglia per un
nuovo
romanzo, 41 - Nasce l’organizzatore di cultura, 42 -
La bussola
è la realtà, 45 - È l’ora di sposarsi , 47
48 VI C inema, arte rivoluzionaria
Il tuffo nel cinema, 48 - Primo cadetto al Centro
sperimentale
di cinematografia, 49 - Una miriade di regie e
sceneggiature,
51 - No al megafono del regime , 54
55 VII N on è figlio di Longanesi…
Al Duce, «Omnibus» sembra un tranvai , 55 - Per la
campagna
d’Africa, 56 - Il ruolo tecnico di Pannunzio, 58 -
Fronda
e non-fronda , 60 - Nel dopoguerra, fratelli coltelli,
62
64 VII «Oggi»: fascista?
Il primo rotocalco di Pannunzio e Benedetti, 64 - Un
ricco
parterre per il settimanale «fascista», 66 -
L’ambasciatore tedesco
ordina la chiusura, 67
70 I X Tocqueville, lo specchio
Roma 1943, 70 - Con Tocqueville la metamorfosi, 71 -
Mario
allo specchio, 73 - L’amore per la libertà e
l’avversione
al totalitarismo, 75
78 X 1943: la vita nuova
Il 25 luglio al caffè Aragno, 78 - La lunga estate del
1943, 80 -
Dal carcere nasce un leader politico , 83
Parte seconda
IL POLITICO APPASIONATO
87 XI I l Partito liberale che avrebbe voluto
Un gruppo pannunziano, 87 - L’idea liberale di Croce,
89 -
Liberaldemocratico più che liberale , 92
94 XII I l più bel quotidiano del dopoguerra
«Risorgimento liberale», 94 - Fascismo e antifascismo,
97 -
La doppiezza di Togliatti, 100 - Anticomunista sì, ma
non
conservatore , 102 - Leader dei liberali
«progressisti», 104
106 XII L e pene liberali
In prima linea nel Partito liberale, 106 - Meglio
l’unità dei
liberali che la scelta tra monarchia e repubblica, 107 -
Inizia
la diaspora, 111
115 XIV Terza forza: dove sei?
Guardando alla Spagna, timori per l’Italia, 115 - Il
18 aprile
induce un ripensamento nei democratici laici, 117 - Il
manifesto
«Europa, cultura e libertà», 119 - I faticosi
tentativi
per la Terza forza, 122
125 XV C rociano sì, ma non in politica
Dall’«Estetica» alla «Storia d’Europa nel secolo decimonono
», 125 - La sfida di Togliatti, 126 - No al
monopolio comunista
della Resistenza, 129 - Le gelosie tra crociani, 132
134 XVI «Il Mondo»: uno stile e un progetto
Un obiettivo ambizioso, 134 - Sturzo, Saragat, Einaudi
e
Croce, 135 - Gli interlocutori milanesi: Paggi e
Scalfari, 137
- Giornalisti e scrittori, 141 - Lo stupore di
Prezzolini, 144
- Uno stile di vita troppo equivocato, 145
149 XVII Regista di un’orchestra armoniosa
Le ragioni del «Mondo», 149 - Crocianesimo culturale e
problemismo
salveminiano, 151 - Occidentalismo democratico
e federalismo europeo, 155 - Le polemiche con
Togliatti, 158
161 XVII Gaetano Salvemini: il maestro laico
Il connubio Salvemini-Pannunzio, 161 -
L’anticlericalismo
parte dell’antitotalitarismo, 163 - L’anticomunismo
e gli «utili idioti», 165 - «I pazzi malinconici»
della Terza
forza, 167 - Una straordinaria collaborazione per la
democrazia
laica, 170
173 XIX Radicale, con prudenza
Perché nasce il Partito radicale, 173 - Pannunzio, il
tessitore,
174 - La ricomposizione con gli ex azionisti, 176 -
Radicali
e comunisti, 179
183 XX U n gruppo d’opinione: convegni sì, elezioni no
L’idea pannunziana di Partito radicale, 183 - I
convegni
degli «Amici del Mondo», 186
191 XXI I l «caso Piccardi»: solo un pretesto
Non fu il caso Piccardi a determinare la fine del Partito
radicale, 191 - Un aspro scontro politico, 193 -
Lettere di
fuoco tra Rossi e Pannunzio, 195 - Valiani:
l’impossibile
mediatore, 197 - Tramontano i radicali pannunziani,
199
201 XXII L eo Valiani, l’amico carissimo
Un’amicizia poco nota, 201 - La scommessa radicale,
202
- Il consigliere politico, 206 - Il saggio
pacificatore, 208 -
Pannunzio, Valiani, Scalfari, 210
214 XXII I l malinconico tramonto
L’amarezza personale, 214 - La disillusione politica,
218 -
La chiusura del «Mondo», 220
226 XXIV - e le carte non furono bruciate
«Occorre un’opposizione liberale al centro-sinistra», 226 -
Riconoscimenti ed elogi, 227 - Un umanista
rinascimentale
dei nostri giorni, 231 - Tra ricordi e rimpianti, 233
236 Epilogo
Quarant’anni dopo: il fantasma dell’eredità
Illuminismo, Risorgimento e Occidente, 236 - Una
grande
assenza: un «unicum» nel Novecento, 237 - L’eredità in
discussione:
Scalfari e Pannella, 239
Note - Bibliografia - Indice dei nomi